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Sindrome di Stoccolma, cos’è e perché è importante conoscerla

La sindrome di Stoccolma è famosa, ed in questo periodo è utile, più che mai, conoscerla a fondo, perché essa è stata rimessa in discussione in seguito allo scandalo Weinstein e al crescente fenomeno del femminicidio. Leggi l’articolo per saperne di più.

La sindrome di Stoccolma indica una condizione psicologica in cui un soggetto che è stato vittima di un sequestro, prova e manifesta sentimenti di affetto positivi nei confronti del suo sequestratore. A volte accade che le persone rapite si innamorino di chi le ha sequestrate. E’ per questo che questa sindrome ha spesso a che fare con situazioni di violenza sulle donne e abusi sui minori.

La sindrome non è considerata una patologia, dato che alla base ci sarebbero dei meccanismi mentali inconsci, legati all’istinto di sopravvivenza. Il significato della sindrome di Stoccolma va analizzato e compreso nel rapporto tra carnefice e vittima. L’insorgenza della sindrome dipende anche dalla personalità del sequestrato. Se egli ha un carattere dominante, sarà meno predisposto a sviluppare la sindrome.

Di solito la sindrome di Stoccolma si manifesta in personalità come quelle dei bambini o degli adolescenti. Ha una durata variabile e influenza vari aspetti psicologici, causando, per esempio, disturbi del sonno, incubi, fobie e depressione. Per risolvere questi problemi occorre rivolgersi alla psicoterapia, abbinata a cure farmacologiche.

La sindrome di Stoccolma si manifesta soprattutto quando la vittima si rende conto che la sua sopravvivenza è legata al sequestratore. Inizialmente si prova confusione e paura per la situazione, ma dopo aver superato questo trauma iniziale, si ricerca la soluzione per resistere. Col passare del tempo, va a svilupparsi un meccanismo psicologico di attaccamento nei confronti del sequestratore, per evitare la morte.

La vittima può anche cominciare ad identificarsi con il carnefice, comprendendo le motivazioni ed infine tollerando le violenze subite. Così, viene spazzato via il rancore e si ha la certezza di garanzia di maggiore sopravvivenza.

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