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Che cos’è la flebite

A volte le varici, localizzate di solito nella gamba, portano ad una grave infiammazione delle vena interessata, flebite. Essa può anche insorgere come conseguenza di un intervento chirurgico e può essere abbastanza pericolosa, perchè è associata alla formazione di un trombo, o coagulo, nella vena. Se il coagulo si stacca dalla parete della vena, in tal caso si chiama “embolo”, e si fa strada attraverso l’apparato circolatorio, può stabilirsi nell’arterie polmonari, impedendo così il passaggio del sangue verso una parte dei polmoni.

A volte la flebite si manifesta durante una degenza post-operatoria, dopo il parto, oppure in altre occasioni di inattività forzata. Sebbene spesso si presenti di colore scuro, l’arto colpito da flebite nel passato era chiamato “gamba di latte” a causa della bianchezza della gamba malata, in alcuni casi.

La maggior parte dei casi di flebite riconosce un’etiologia batterica (streptococchi, pneumococchi, gonococchi, ecc…). Oppure può essere provocata da cause chimiche irritanti, tale fatto si è reso più frequente con la diffusione della somministrazione dei medicamenti per via endovenosa ( iodio, sali di chinino, salicilato). Altre cause di flebite, sono rappresentate dalle varici e dai traumi che ledono la parte venosa quali fratture, lussazioni e violenti sforzi muscolari.

Qualunque ne sia la causa, tuttavia sono 3 i fattori che agiscono sull’instaurarsi della malattia:

1.alterazione della parete venosa;

  1. stasi circolatoria;
  2. alterazioni fisico-chimiche del sangue che possono favorirne la coagulazione.

L’evoluzione del processo di guarigione di una flebite se prima richiedeva un lungo periodo di cure, attualmente è più limitato; bastano infatti poche settimane di terapia adeguata per condurre ad una guarigione definitiva. La terapia di questa forma morbosa è attuata mediante somministrazioni di analgesici, anticoagulanti opportunamente dosati per non incorrere nel pericolo di emorragie, antibiotici; oltre a tutto ciò si rende assolutamente necessario il riposo a letto; 24 ore dopo la scomparsa della febbre, è consigliabile mobilizzare l’arto colpito facendo camminare il paziente con una fasciatura compressiva che verrà portata per alcune settimane.

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